Gino Morandis (Venezia 1915 - Ivi 1994). Il suo vero cognome è Morandi, ma nel 1962 aggiunge una s per distinguersi da Giorgio Morandi. Per un breve periodo firma anche con il nome Magni. Come pittore inizia all'Istituto d'arte per continuare i suoi studi artistici all'Accademia di Belle arti di Venezia sotto la guida di Virgilio Guidi, seguendolo, con l'amico Luciano Gaspari, all'Accademia di Bologna quando sarà costretto a lasciare la città lagunare nel 1935. Qui ha modo di frequentare anche le lezioni di Giorgio Morandi, arricchendo così gli insegnamenti di Guidi sulla luce di una particolare attenzione al valore emozionale del colore tonale. Le prime esperienze pittoriche risentono degli insegnamenti dei due maestri e si traducono in raffinate e delicate composizioni naturalistiche a cui accompagna ben presto una particolare riflessione sull'opera di G. Braque. Inizia a esporre giovanissimo partecipando nel 1932 alla Mostra Collettiva dell'Opera Bevilacqua La Masa. L'artista, che si diplomerà in pittura nel 1937, espone anche alla II Quadriennale di Roma del 1935; ma chiamato sotto le armi nel 1938 è costretto a interrompere la sua attività espositiva fino al 1943. Sarà assistente di Guidi a Bologna dal 1943 al 1945, anno in cui ottiene l'insegnamento al Liceo artistico di Venezia, a cui farà seguito la docenza all'Accademia di belle arti.
Alla fine degli anni quaranta Morandis risente del particolare clima culturale della città e partecipa con gli amici Bacci e Gaspari ai dibattiti artistici che seguono la riapertura della Biennale con la storica edizione del 1948, che segna il delinearsi di due tendenze artistiche una legata al realismo e una legata a una proposta non-figurativa. In questi anni l'artista instaura un rapporto privilegiato con Emilio Vedova. Nel frattempo l'artista si allontana dalla pittura figurativa per orientare la sua ricerca verso espressioni astratte. Aderisce nei primi anni cinquanta al movimento spazialista ed entra in contatto con il gallerista Carlo Cardazzo. Partecipa alle mostre degli artisti spazialisti cominciando da quelle tenutesi nel 1952 a Venezia, alla Galleria del Cavallino, e a Trieste, alla Galleria Casanova. La pittura di Morandis in questi anni assume un ruolo particolare all'interno del movimento spaziale; la sua particolare sensibilità coloristica, a cui si accompagna una decisa vocazione formale, lo porta a elaborare un linguaggio di pura astrazione fantastica adatto a esprimere l'universo immaginario della personale ricerca introspettiva. Dal carattere timido e riservato, Morandis nelle sue tele esprime una concezione spaziale che si risolve in un lirismo tendente a individuare le forme con un cromatismo luminoso che si espande in un'atmosfera magica, dove il segno e il colore assumono valenze simboliche e narrative. L'artista opera una sorta di scomposizione strutturale della forma che non si apre nello spazio, ma mantiene una sua unità dinamica. Questo aspetto acquisterà grande importanza nella ricerca espressiva sullo spazio-colore degli anni successivi che vedranno l'artista operare una sorta di essenza della forma servendosi di colori marcati, sperimentando forme plastiche in rilievo e utilizzando dei retini, che permettono una ricerca legata alla materia trasparente.
Nel 2006 la mostra “Gino Morandis (1915-1994). Documenti” presso la Biblioteca Nazionale Marciana Sale Monumentali (Libreria Sansoviniana) di Venezia.
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