Mauro Corona scultore e scrittore come anagrafe è stato registrato a Trento. Per andare nel dettaglio è nato sulla strada che da Baselga di Pinè porta al capoluogo trentino nell'anno 1950. I suoi genitori sono friulani d'origine e come lavoro essendo venditori ambulanti viaggiavano per il triveneto.
Erto è la città d'origine dei genitori e il legame con questa terra fa si che si possa dire che sia effettivamente la città natale di Mauro Corona. All'età di sei anni rientra a Erto e fino a oggi la sua storia è indissolubilmente legata al territorio in una osmosi culturale e d'identità che non avrà mai fine.
Da ragazzo ha lavorato come boscaiolo e cavatore. Fin da bambino ha cominciato a intagliare il legno sotto la guida del nonno solo per diletto. Negli anni lo scultore Augusto Murer ne intuisce il talento accogliendolo nel suo studio di Falcade, dove Corona ha approfondito la tecnica e l’arte che gli hanno permesso di diventare uno dei scultori lignei apprezzati in Europa.
Oltre che scultore, Mauro Corona è anche scrittore di successo con numerosi libri scritti tra cui: "Il canto delle manére", "La ballata della donna ertana", "Storie del bosco antico", "Le voci del bosco", "Storia di neve", "I fantasmi di pietra", "Cani, camosci cuculi (e un corvo)", "Torneranno le quattro stagioni", "L'ombra del bastone".
Claudio Magris scrive: “Mauro tirò fuori un foglio da una cartella che teneva sotto il braccio. Ricordo gli sguardi che ci scambiammo noi quattro, un attimo dopo aver visto il disegno: la sorpresa, lo stupore, l’incanto che ci leggevamo negli occhi … Era una crocifissione: essenziale, possente, dolorosa, inconfutabile. Mandato all’aria ogni altro programma, siamo saliti con Mauro a Erto, abbiamo visto il suo studio, le sue sculture. Un’esperienza radicata, indimenticabile. Mauro Corona è un grande scultore, forse ancora non del tutto consapevole di esserlo, un’artista col quale bisogna fare i conti a fondo. Le sue figure di legno hanno l’incredibile forza e insieme la dolorosa friabilità della vita. Corpi di donne, volti assoluti di vecchi, animali, amanti, crocifissioni, un tronco d’ulivo trasformato in un torso tragico, in una Nike di queste valli, antica e aspramente contemporanea. Una poesia semplice e profonda, che scende al cuore della vita. Da quel momento ho saputo che quella poesia avrebbe fatto parte della mia esistenza …”.
Nel destino del giovane Mauro irruppe quel maledetto 9 ottobre 1963, quando una fetta del monte Toc precipitò nel lago del Vajont spazzando via tutto con più di duemila morti. Aveva tredici anni, ma non abbandonò la sua valle, rimanendo abbarbicato alle roccie, figlio dei boschi e fratello degli animali, conservando con cura le immagini del passato.
Mauro Corona è anche è anche uno scrittore ed un’alpinista, arrampicatore valido, aprendo innumerevoli itinerari sulle Dolomiti d’Oltre Piave, sviluppando il gusto per la ricerca e la sperimentazione che caratterizza tutta la sua attività creativa.
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Mauro Corona Autoritratto, cirmolo, 1992 (124X33x30) |
Mauro Corona Aureliano Buendìa, tiglio, 1986 (177X35X28) |
Mauro Corona Ballerina, 1991 (183X30X20) |
Mauro Corona Cristo di matraia, olivo, 1996 (130X40X21) |
Mauro Corona Donna negra, noce, 1993, (162X33X23) |
Mauro Corona Ertana, cirmolo, 1988 (137X27X31) |
Mauro Corona la montanara, cirmolo, 1988 (90X70X63) |
Mauro Corona Maternità, abete bianco, 1990, (240X75X87) |
Mauro Corona Torso di donna, cirmolo, 1993 (117X40X30) |
Mauro Corona Laboratorio |
Mauro Corona Laboratorio |
Mauro Corona Laboratorio particolare |
Mauro Corona Laboratorio particolare |
Mauro Corona al lavoro 2012 by Facebook |
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