DE PISIS FILIPPO
Nel 1931 Filippo de Pisis, sulle sue nature morte marine, scrisse che il mare talora vi entra come puro elemento lirico, questa pittura è ispirata da una spiaggia del nord (il colore solo può indicarlo ed ho pensato ad Ostenda); sono umili cappe amorosamente studiate dal vero. Le avevo sul piancito polveroso a un quinto piano della rue Servandoni, ma non fa nulla. Le piccole cappe sventrate sono qui nella sabbia vellutata, umida, tutta iridescenze; morte, ma cosa vive nella grazia delle loro forme e del loro colore (oh, bianchi trasparenti, bianchi quasi irreali!) e si riallacciano così nel loro palpito ignoto, al respiro universale, al suo mistero. Due uccelli in alto, il brivido nero d'un volo individuerà l'atmosfera; una linea di bleu di Prussia nel fondo, sotto un cielo palpitante creerà un passaggio marino. Una specie di febbre mi prende quando, dopo aver fissato i colori delle conchiglie nel primo piano, devo fare il fondo. Ciò che preme è l'aria, in cui questi valori cromatici, conchiglie o frutti o anche oggetti vari, devono respirare e prender vita.
La prima mostra di Filippo de Pisis pittore fu a Roma, nei locali della Casa d’Arte Bragaglia nel marzo del 1920. Aveva quasi ventiquattro anni eppure non si può dire che allora fosse pienamente convinto che dipingere era il vero mestiere. Nel ’20 de Pisis scrive “per chi non lo sappia, fra le altre mie sciagure ho anche quella di fare il pittore perché considera la pittura un impegno intermittente, marginale nei confronti dell’attività letteraria. Ma fu proprio nel tempo di quel suo primo soggiorno nella pigra e luminosa atmosfera di Roma che verso il 1923 la vocazione per la pittura lo affermò più saldamente.
Luigi Filippo Tibertelli de Pisis nasce l’11 maggio a Ferrara del 1896 da Giuseppina Donnini di Bologna e dal marchese Ermanno. “Gigi” è il terzo di sette fratelli. La famiglia discende da un capitano di ventura pisano che, cacciato da Pisa, si rifugiò a Ferrara sulla fine del 1300. Inizia a studiare nel 1904 disegni con il professore Edoardo Domenichini per poi continuare con il professore Giovanni Longanesi.
Insieme alla sorella maggiore Ernesta, brillante intellettuale, prende dall'avo Filippo Tibertelli de Pisis la parte decaduta del cognome, facendosi poi conoscere nella storia dell’Arte come "Filippo de Pisis".
A Ferrara durante la giovinezza De Pisis porta a termine gli studi regolari, ma coltiva nel contempo molteplici interessi: dalla botanica alla storia dell'arte, dalla pittura alla letteratura. Molte di queste esperienze, e in particolare quella letteraria, riaffiorano e tornano utili in seguito al suo lavoro pittorico.
Altrettanto vale per l'incontro avvenuto a Ferrara, nella seconda metà degli anni Dieci, con i padri della pittura metafisica: De Chirico, Savinio e Carrà. Infatti agli inizi interpreta a modo suo la pittura di tali maestri rendendola effervescente.
Filippo de Pisis ci teneva assai all’esordio metafisico di Ferrara anche se le pagine scritte a Vitali per “Emporium” nel 1938 finiscono per ridurre il suo momento metafisico al felice ma in fondo sodalizio con De Chirico, Savinio e Carrà in quelle stanze di via Montebello a Ferrara dove nascevano gli spazi assurdi e la scatola magica che “formavano una specie di prontuario della pittura Metafisica, prima che fosse stampato quello del Surrealismo”. Metafisica diventava sinonimo di poesia, fantasia come il Maestro afferma: “una pittura davvero bella sempre sconfina verso l’aldilà. La Metafisica è fatta spesso più di semplicità, chiarezza, sonorità e palpito che di ricerca e di aridità”.
Anche i frutti di quell'esperienza maturano più avanti, negli anni di Parigi. Nel 1920 si trasferisce a Roma, dove lavora alla definizione di un proprio linguaggio figurativo. Esiti interessanti di quel periodo non mancano ma è a Parigi, dove si trasferisce nel 1925 che, grazie allo studio dei grandi ottocentisti francesi e contemporanei, raggiunge la piena padronanza dei suoi mezzi avviando uno dei più straordinari itinerari della pittura del Novecento, non solo italiana.
Tra il 1924 e il 1927 realizza le nature morte marine e come scrive Raimondi, "dove la lezione di Manet è visibile anche nella scelta della tavolozza, nell'uso delle lacche rosse, affondate nella dolcezza delle terre gialle o bruciate, degli accordi sui complementari giallo-oro e blu di Prussia e l'infinita scala dei verdi accordata coi rossi. Sulla tela dalla lievissima imprimitura si espandono le pennellate a furia, larghe, non grasse di colore, intense nella materia, scorrevoli, asciutte e solo a tratti raggrumate in una sosta più densa, come i nodi in una canna di bambù".
Il suo pennello diventa infatti una sorta di sismografo capace di registrare con inimitabile immediatezza ciò che accade nell'attimo dell'incontro-scontro tra la sensibilità dell'artista e l'emozione che gli procurano le cose, anche le più umili: una semplice penna d'oca a terra, nel mezzo di una strada, o una conchiglia abbandonata su una spiaggia. Paesaggi, nature morte, frutti, fiori, animali e uomini sono tratteggiati sulle sue tele con pennellate lievi, vibranti, luminose e fragili in apparenza, ma nello stesso tempo dure come il fil di ferro.
Questo vale per tutto il quindicennio trascorso a Parigi, come successivamente in Italia a Milano e Venezia, dove in quest'ultima risiede principalmente a partire dal 1939. Vengono infine gli anni di Villa Fiorita caratterizzati da sofferenze, che si riflettono nelle opere di quel tempo, ma che non gli impediscono di prosciugare la sua "vena pittorica", costruendo una sintassi figurativa ridotta all'essenziale, capace di esiti all'altezza di quanto di più grande e di più moderno andava avvenendo al tempo nella pittura in Italia e fuori. Filippo de Pisis muore a Milano il 2 aprile 1956.
Nel 2006 a cinquant'anni dalla morte di Filippo de Pisis una grande mostra che ripercorre il suo cammino artistico dalle prime prove ancora acerbe, ai capolavori della maturità presso il Palazzo dei Diamanti di Ferrara.
Nel 2012 dal 13/10 al 13/01/2013 la mostra "Boldini, Previati e De Pisis. Due secoli di grande arte nei musei ferraresi" al Palazzo dei Diamanti di Ferrara. Grazie soprattutto all'attività della Fondazione Pianori e al generoso lascito di Manlio e Franca Malabotta è possibile ripercorrere l'intera parabola creativa del ferrarese, dalle nature morte marine di ispirazione metafisica (Le cipolle di Socrate) agli esiti della sua "stenografia pittorica" che caratterizzano, ad esempio, le vedute parigine, dalle penetranti effigi maschili come il Ritratto di Allegro ai lirici, commoventi capolavori della maturità quali La rosa nella bottiglia e Natura morta con calamaio.
Nel 2013 dal 13/09 a 08/12 la mostra "Filippo de Pisis en voyage. Roma, Parigi, Londra, Milano, Venezia" alla Fondazione Magnani Rocca di Mamiano di Traversetolo (Pr). Il carattere cosmopolita dell’artista e il suo incessante viaggiare per l’Europa degli anni Trenta-Quaranta pone de Pisis in una luce moderna e attuale, quella di un intellettuale senza frontiere che in un periodo di rafforzamento delle nazioni e di crisi internazionale sceglie le principali capitali come sedi più proprie alla personale declinazione espressiva.

Filippo de Pisis Strada di Parigi, 1938, Museo d'Arte Moderna e Contemporanea Filippo de Pisis, Donazione Fondazione Giuseppe Pianori

Filippo De Pisis LungoSenna 1927 Olio su tela

Filippo De Pisis Ritratto di Pospisil 1943 Olio su tela

Filippo De Pisis Il Canale della Giudecca ai Gesuiti 1943 Olio su tela

Filippo de Pisis Interno, 1926, olio su tela 53x43 cm, Museo MAGA, Gallarate, deposito da collezione privata

Filippo de Pisis La bottiglia tragica, 1927, Olio su cartone, cm 53,8x66, Museo d'Arte Moderna e Contemporanea Filippo de Pisis, Donazione Franca Fenga Malabotta

Filippo de Pisis Trafalgar Square

Filippo de Pisis 1938

Filippo de Pisis De San Barnaba 1947

Filippo de Pisis piazza San Marco 1940

Filippo de Pisis - Eugenio Da Venezia - Donazione Eugenio Da Venezia Querini Stampalia

Filippo de Pisis Rue des Volontaires 1925 Olio su tela cm55X45.5

Filippo de Pisis dipinge dal vivo

Filippo de Pisis e le sue opere

Filippo de Pisis in montagna

Filippo de Pisis
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