Carlo Dalla Zorza, tra i pochi artisti della sua generazione, si è sdoganato dall'ambito prettamente veneziano e lagunare. Grazie anche alla moglie giornalista Teresa Sensi è stato anche legato alla città di Milano, precisamente Galleria d'Arte Ponte Rosso con relativo premio istituito a suo nome CDZ.
Dalla Zorza pittore ruota la sua vita nella città di Venezia rappresentando nascita e morte (1903 - 1977). Formatosi all’Istituto d’Arte, successivamente trova nei paesaggi dell’isola di Burano, anni '30, ’40, luminosità fresche dai colori mai spenti. Durante il Premio Burano del 1946, che lo vide vincitore, fu riconosciuto uno tra i caposcuola, tanto da essere uno dei rappresentanti della seconda generazione della Scuola di Burano, classificazione volutamente indicata dal critico d’arte Alain Chivilò per una continuazione pittorica non solo legata a Semeghini, Rossi e Moggioli.
Nel 1924 partecipa per la prima volta alla XIV Biennale di Venezia. L‘anno successivo espone alle Botteghe d’Arte di Venezia, in quella che è riconosciuta la sua prima personale. In questo periodo inizia a insegnare arti grafiche, altra sua specializzazione artistica.
Caratterizzato da un gusto e una cultura maggiormente europea, dagli anni Trenta le sue opere assaporano vitalità dai toni chiaristi postimpressionisti, eleganti e fluidi soprattutto nel tocco. Non solo gli orti di Burano, ma la gioia della natura con tutti i suoi ritmi fu rappresentata attraverso vedute quali Asolo e le sue colline, la riviera del Brenta e i Colli Euganei.
La chiave di lettura della pittura di CDZ s’inserisce nell’interpretazione del colore dandogli ruolo principale all’interno della prospettiva, e del gioco di messa a fuoco e sfocatura.
Dal 1943 inizia a partecipare a diverse edizioni della Quadriennale di Roma, oltre alle Biennali di Venezia del 1928, 1934, 1936, 1950, 1952. Vince il Premio Burano, Premio Volpi, Premio Provincia di Venezia e Premio Suzzara.
Introverso e meditativo Carlo Dalla Zorza si ritirò in se stesso con il passare degli anni non esponendo più le sue opere. Come indicato da Rizzi, questa è stata una delle ragioni per cui oggi rimane ancora “poco conosciuto”, malgrado la grandissima considerazione che sempre l’ha circondato. Situazione comune anche ad altri artisti della sua generazione quali Marco Novati, Fioravanti Seibezzi, Eugenio Da Venezia, Mario Varagnolo, Neno Mori e altri per aver scelto una fedeltà alla figurazione quando il contesto prediligeva l’esplorazione e la modernità.
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