Matteo Massagrande nacque a Padova a fine anni Cinquanta (1959). Fin da giovane si avvicina alla pittura approfondendo le conoscenze artistiche, affiancando uno studio inerente i maestri e le tecniche pittoriche dei secoli passati.
La città della Marca, Treviso, ha segnato il suo debutto nel 1973. L’anno successivo incontrò Giovanni Barbisan dal quale apprese le tecniche dell’incisione, instaurando nel contempo una grande amicizia. Nel 1975, il pittore Luigi Tito lo invitò alla Scuola Libera del Nudo presso l’Istituto d’Arte trasmettendogli l’importanza della materia nell’opera dinamica. L’anno seguente ebbe Guido Cadorin come insegnante: nella prima lezione apprese come puntare la matita, mentre nelle successive furono dedicate alla tempera all’uovo quattrocentesca. Nel 1977 incontrò il pictor optimus Giorgio De Chirico.
Compie diversi viaggi di studio negli Stati Uniti, Belgio, Olanda e Germania. A Parigi nel 1985 frequenta Orfeo Tamburi dal quale imparò ad amare la città nelle sue diverse visioni cercando successivamente di ripetere lo stesso format rappresentativo. Nel 1986 in Inghilterra realizzò un ciclo di affreschi e dipinti in un palazzo storico londinese.
Nel 1993 sposa Angela e l’Ungheria, paese che per Massagrande diviene una seconda patria. Qui respira ancora oggi un’atmosfera unica molto diversa dall’Italia.
Numerose sono le esposizioni in Italia all’estero. Da ricordare la partecipazione nel 2011 al Padiglione Italia, regione Veneto, della 54. Biennale d’Arte di Venezia presso Villa Contarini. Nel 2014/2015 a Vicenza, palazzo Chiericati, 24/12 – 8/03/15 la mostra “Notti come piume” con tredici quadri di recentissima produzione. Temi e soggetti frequentati negli anni recenti con autentico amore, indagati nelle luci di una notte giungente o già piena. In un tempo sospeso eppure esatto. Sono scene d'interni di una bellezza assoluta alle quali si affiancano esterni con alberi e giardini che vivono di luci profumatissime e sorprendenti, come le Lucciole. Con orecchio sempre attento, Massagrande ha ascoltato, e prediletto, i silenzi della memoria evocando notti in cui risuonano echi dell'anima.
|