Cesare Mainella (Venezia 9 giugno 1885, Ivi 21 gennaio 1975) proviene da una famiglia di artisti. Il padre Raffaele è architetto, geniale progettista ed arredatore delle più fastose dimore dell'epoca, è un maestro dell'acquerello, è pittore e grafico, e noto in Francia per i giardini progettati in Normandia e a Cap Martin; la madre Francesca (Fanny), figlia del pittore Giulio Carlini, noto per le decorazioni del soffitto del Teatro Goldoni, del Caffè Florian e la realizzazione dei cartoni tizianeschi per i mosaici di Palazzo Barbarico Salviati sul Canal Grande, fu una delle prime donne a diplomarsi all'Accdemia di Belle Arti di Venezia. Nel 1901 si iscrive all'Accademia di Belle Arti di Venezia, dopo essersi preparato con il pittore Cesare Laurenti per l'esame di ammissione. Nel 1911 si reca poi a Parigi, dove entra in contatto con la corrente dell'impressionismo e dell'avanguardia, e dove frequenta la sezione di pittura e incisione all'Accademia della Grand Chaumier, perfezionando le tecniche grafiche (acquaforte e litografia). In estate, assieme ad altri giovani studenti, si reca in Bretagna, che rappresenta in svariati disegni a pastello dai toni caldi, sfumati e ariosi, che denotano il felice periodo del soggiorno francese. Si imbarca per il Cile e poi proseguirà per il Perù. Nel 1936 parte per l’Etiopia e fu fatto successivamente prigioniero civile dagli Inglesi che lo deportarono in Rhodesia del Sud; qui fece molti ritratti. Nel 1947 a 62 anni ritorna a Venezia. In una intervista apparsa su "Il Gazzettino" il 16 novembre 1966, del giornalista R.Joos, dice: "ora mi restano i ricordi, dopo tanti anni dipingo finalmente tutto quello che desidero, nel mio studio tiepido, disegno, leggo, sogno".
A Genova realizza alcuni pannelli decorativi e alcuni dipinti a olio. Rientra a Venezia per la morte del primogenito Giulio, pilota di aviazione militare. Nel 1962 Mainella si ritira a Treporti, dove può dedicarsi completamente all'attività pittorica, in particolare la natura morta ad olio su tela. Qui Mainella dipinge all'aperto insieme ad una allieva interpretando, con colori brillanti e gioiosi, il paesaggio e gli scorci del paese. Nel 1968 Cesare Mainella espone nelle sale della Galleria Bevilacqua La Masa di Venezia, insieme al pittore Dino Martens. Una recensione di questa mostra si trova ne "Il Gazzettino" del 2 marzo 1968, a cura di M.Alzetta. In questa mostra, Mainella presenta una serie di pastelli e acquerelli realizzati tra il 1910 ed il 1946. La presentazione di queste opere fu fatta dall'amico pittore Eugenio da Venezia. La mostra riscosse un notevole successo di pubblico e critica.
Altri articoli al riguardo furono apparvero su "Venezia notte" e su "La Voce di San Marco". Su un altro articolo apparso su "Il Gazzettino" il 2 febbraio 1968, il critico d'arte Paolo Rizzi, ha scritto: "...il suo pastello è simile a quello settecentesco, cioè con tutte le sfumature sottili alla Rosalba Carriera [...], ma la sensibilità è quella di un impressionista attento alle sfumature di colore, all'aria, all'atmosfera. Sotto questo aspetto la serie eseguita in Rhodesia tra il 1940 e il 1945 [...]ha una freschezza che ancora oggi incanta". In un altro articolo apparso su "Venezia notte" del 27 febbraio 1968, dal titolo "83enne, amico di Modigliani", il critico Bruno Tosi scrive: "[...]una maternità soffusa dalla calda luce di un meriggio, una ragazza al tombolo vibrante di una luminosità Veermeriana, infine i paesaggi delle terre dove l'artista ha vissuto[...]".
Cesare Mainella si spegne il 21 gennaio 1975 a Venezia, sua città natale, e viene sepolto nel cimitero del Lido di Venezia.
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