Il Maestro nato a Venezia ha forgiato, dalla dura vita, dei ritratti sempre forti e mai banali. A questi, ha alternato lavori su commissione meno caratterizzanti dei primi. Con carattere temprato, dalla ricchezza si è trovato in semi povertà, per poi riprendersi con vigore negli anni successivi.
Marco Novati, come scritto dal critico d'arte Alain Chivilò, ha dipinto fotografie pittoriche al fine di testimoniare svariate classi sociali del Novecento veneziano. Personaggi che all’epoca facevano parte di una società che camminava a fianco a fianco a molti di noi, secondo le generazioni, che ora è completamente scomparsa.
Una grave disavventura finanziaria familiare fece comprendere al Maestro che la vita è dura e spietata, di conseguenza la realtà caratterizza un nuovo approccio alla sua esistenza terrena: non più compromessi, ma un forte verismo. Proprio da qui parte la sua costante ricerca artistica che sfocia in un’originalità fuori dal panorama dominante dell’arte lagunare.
In contrapposizione al ritratto, il paesaggio, nel termine più ampio d’interpretazione, libera Marco Novati verso una dimensione stemperata e meno sofferta: esiste la gioia di vivere e apprezzare la natura del creato.
Il 2015 segna la pubblicazione di una nuova monografia scritta dal critico e curatore d'arte Alain Chivilò: "Marco Novati Volti Vissuti".
Un estratto dalla presentazione indica ©: "A quasi cinquant’anni dagli ultimi introvabili cataloghi, si è resa necessaria una ricostruzione storica basata su documenti, testimonianze oculari e approfondimenti critici al fine di porre le basi per un rilancio del Maestro e di riflesso dei coetanei amici pittori".
Marco Novati è nato a Venezia il 20 Maggio 1895. I diversi studi e lavori fatti all'estero fino allo scoppio della Grande Guerra (Svizzera, Germania e Francia) assieme ai ritratti visti nelle mostre di Gino Rossi, unitamente alla disamina delle Avanguardie, completarono il suo itinerario di maturazione artistica.
La sgrezzatura avenne però attraverso le lezioni impartite dal pittore Emilio Paggiaro tra il 1919 ed il 1921. Ad ogni modo Novati è da considerarsi autodidatta.
La svolta della sua vita avvenne quando le diverse attività di famiglia fallirono portandolo dall'agiatezza alla sopravvivenza. Il giovane pittore, privo di esperienza concreta, si trovò ad affrontare le durezze della vita. Subentrò in lui una sorta di furore, di angoscia, di ribellione. Da ciò nacque il suo cupo, e disperato realismo. I soggetti sono figure raffiguranti spesso vecchi in mansioni lavorative e/o presenti in bàcari. Quest'ultimi bevono, cantano, suonano o si accasciano per il troppo tasso alcolico.
Ecco che la sua pittura si carica drammaticamente di forte pessimismo perchè nessuno migliorerà la propria condizione. Diversamente nei ritratti su commissione il Maestro sarà meno duro entrando in un'ottica ritrattistica più canonica ma sempre di alto livello.
Un suo pensiero forse troppo abusato e citato in passato affermava che da artista "clandestino" dava il meglio di se stesso “quando, come l’oliva, sono schiacciato”.
Alle partecipazioni a diverse edizioni de La Biennale di Venezia, numerose furono le mostre, personali e collettive, fatte in vita e postume. Furono a lui scritti numerosi articoli, recensioni, riviste e libri sia in passato sia oggi. Marco Novati è morto a Venezia il 24/7/1975.
Nel 2015 il curatore e critico d'arte dr Alain Chivilò scrive la monografia "Marco Novati Volti vissuti", fornendo una visione innovativa ricca di documenti rispetto a quanto indicato nei decenni precedenti. Una visione contemporanea che si affianca alle infinite produzioni libraie su artisti passati.
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