Su Giuseppe Santomaso, Peggy Guggenheim scrisse: tra le prime persone che incontrai a Venezia nel 1946 vi fu un’artista di nome Vedova. Ero al Caffè Angelo a Rialto: non conoscendo nessuno a Venezia domandai al padron dove potevo incontrare qualche artista moderno. Lui mi rispose, vada all’altro ristorante Angelo a san Marco e chieda di Vedova … Qui ricevetti una splendida accoglienza da parte di Vedova e di un altro artista veneziano Santomaso che divennero entrambi miei amici … Santomaso era meno alto e più grassoccio: aveva anche due occhi roventi er era sposato con un figlio. Sapeva tutto della storia di Venezia e raccontava le cose più affascinanti sul passato della grande città: dei due era il più colto … Fu attraverso Santomaso che venni invitata a esporre tutta la mia collezione alla XXIV Biennale di Venezia: lo aveva suggerito al segretario generale della Biennale, Rodolfo Pallucchini e ci mettemmo d’accordo per sistemare i quadri al Padiglione Greco …
Giuseppe Santomaso (Venezia 26/09/1907 - Ivi 23/05/1990) è figlio di un maestro orafo e commerciante di pietre preziose. Pittore autodidatta si forma attraverso le mostre dell’Opera Bevilacqua La Masa a Cà Pesaro. A questo Luigi Scarpa Croce gl’impartisce le nozioni basilari di pittura. Assimila velocemente quel post-impressionismo lagunare con una libertà del colore che si respira in quegli anni. Gabriella Orefice, Eugenio Da Venezia, Juti Ravenna, Mario Varagnolo, Carlo Dalla Zorza e Luigi Cobianco sono i suoi Maestri. Una propensione ad accentuare il colorismo di contrasto, dal chiarismo di Semeghini alla disgregazione del tessuto pittorico pur dentro limiti figurativi mai superati di Eugenio Da Venezia.
Il primo strappo del percorso di Santomaso avviene nel 1937 quando effettua un viaggio fondamentale a Parigi e Amsterdam, emancipandosi dall’ambiente veneziano-italiano. I legami con la cultura figurativa francese sono leggibili in molti dipinti tra la fine del ’30 e gli inizi del ’40. Da un lato è ispirato a dipinti di Georges Braque, dall’altro di Matisse classicizzato e italianizzato.
Negli anni ’40 vi è la svolta con il pieno coinvolgimento di Santomaso nella Nuova Secessione Artistica Italiana del 1946 e poi del Fronte Nuovo delle Arti con anche Birolli, Cassinari, Guttuso, Mazzacurati, Pizzinato, Vedova, Leoncillo e Viani. La pittura di Santomaso verte nella figura espressionista e nella scomposizione cauta dell’immagine.
Il passaggio dall’astratto concreto all’informale è una fase immediatamente successiva fondamentale in Santomaso. Lui nega di essere definito pittore astratto ma accetta tacitamente la definizione di Lionello Venturi di “astratto concreto”, meglio invece quella di Francastel “elaborazione del visibile”. Il passaggio graduale verso una completa non figuratività nella sua pittura è in atto tanto da farlo ascrivere negli astrattisti. Tra la fine del ’56 e inizio ’57 Santomaso crea lavori che lo vedono spostarsi nell’informale.
A metà degli anni ’60 nuovi mutamenti nell’arte sono percepiti da Santomaso che comincia a elaborare lavori che vanno oltre l’informale. Al coinvolgimento emozionale succede un distacco meditativo che trasforma anche la manualità del pittore il quale è il primo ad assistere al farsi dell’opera come si concretizzasse per forza propria. L’intervento esplicito dell’artista si riduce a pochi segni essenziali, di ordine geometrico, che per incidenza o per emersione imprimono caratteristiche di rottura o comunque di frattura e distacco, vere e proprie interruzioni che valorizzano ancor più le superfici.
La fase finale dal 1977 alla morte porta una rivoluzione nell’opera di Santomaso. Affrancatosi dalla gestualità eloquente degli anni Cinquanta/Sessanta attraverso l’azzeramento progressivo messo in atto nelle “Immagini” (’64-’66) e nelle opere degli anni Settanta, l’artista s’impegna in un tour de force che ha come obiettivo di conseguire un massimo estetico attraverso il minimo espressivo, individuando infine nella forma della “lettera”, dell’epistola, il medium più adatto per questo scopo.
L’attività grafica ha accompagnato tutta l’attività grafica del Maestro tanto che le tecniche dell’incisione hanno avuto anche una sorta di precedenza sulla pittura come afferma: “l’esercizio dell’incisione mi ha aiutato molto anche nel depurare, nel rendere più essenziale il mio discorso. Per esempio dovendo usare per l’acquatinta la tecnica della boîte à grains, che consiste nel far cadere una sottile pioggia di resina sulle lastre da incidere, ho finito per creare una tecnica simile anche per la pittura”.
Nella sua carriera artistica sono da segnalare le partecipazioni alla Biennale di Venezia del ’34, ’36, ’48, ’50, ’52, ’54, ’56, ’62, ’64 e ’88, oltre che a Documenta di Kassel nell’edizioni del ’55, ’59 e ’64.
Giuseppe Santomaso muore a Venezia il 23 maggio 1990.
Nel 2008 in occasione delle celebrazioni per il centenario dalla nascita di Giuseppe Santomaso, la Fondazione Giorgio Cini e Intesa Sanpaolo promuove con il sostegno della Regione del Veneto una retrospettiva, "Giuseppe Santomaso e l’opzione astratta", dell’attività del Maestro veneziano dagli esordi fino alla grande stagione della maturità a cura di Nico Stringa. Gli spazi sono nel nuovo centro espositivo sull’Isola di San Giorgio Maggiore a Venezia.
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